Tav, il governo italiano guadagna sei mesi: cosa potrebbe accadere in questo periodo. Dalla crisi di governo al Parlamento passando per la via del referendum.
Dopo settimane di discussioni e una crisi di governo sfiorata, sulla Tav finalmente si è arrivati a una conclusione che mette tutti d’accordo. La soluzione adottata dal premier Conte, che ha deciso di fare appello alle clausole di dissolvenza (cosa sono e come funzionano) rappresenta un armistizio e non una risoluzione della questione, semplicemente rinviata di sei mesi, periodo durante il quale potrebbe succedere veramente di tutto.
Tav, Lega e Movimento Cinque Stelle ancora distanti. Crisi di governo difficile ma non impossibile
Sul caso Tav Lega e Movimento Cinque Stelle restano ancora profondamente distanti. Nel giorno in cui Telt ha inviato i primi inviti a procedere, dal Carroccio hanno parlato di un ottimo risultato verso il completamento dell’opera mentre i pentastellati hanno sottolineato come la fase di stallo sia il preludio necessario al ritiro dell’Italia dal progetto.
La soluzione del premier Giuseppe Conte potrebbe traghettare il governo fino alle prossime elezioni europee. A quel punto potrebbe dettare legge il più forte o semplicemente si potrebbe arrivare alla fine dell’esperienza di governo giallo-verde.
Tav, referendum non previsto dalla legge
Altra ipotesi difficile ma non impossibile è quella che porterebbe a un referendum. Come evidenziato anche dal premier Conte, la chiamata alle urne non è contemplata neanche dal punto di vista costituzionale.
I governatori delle regioni interessate potrebbero indire un referendum locale che però non potrebbe condizionare la scelta del governo
L’unica soluzione è quella di modificare la costituzione vigente, ma sembra difficile che si possa arrivare a tale soluzione per una questione come il Tav.
Tav, il no dovrebbe passare per il Parlamento
Qualora dovesse prevalere la via del Movimento Cinque Stelle, ossia quella del no, la decisione del governo dovrebbe passare per il Parlamento, chiamato a ratificare la nuova decisione dell’esecutivo che andrebbe a modificare una decisione già presa e concordata.
In questo caso il problema è legato ai numeri. In Aula non esiste infatti una fazione no-tav che potrebbe avallare la posizione dei pentastellati.
I numeri incoronerebbero la posizione della Lega screditando quindi il Movimento Cinque Stelle e il premier Giuseppe Conte, che ha preso chiaramente posizione esprimendo le sue perplessità sulla realizzazione dell’opera.